✏️L'EDITORIALE
Cari lettori...
Il sogno, la leggenda, l'ossessione, covata 3 anni da quello scudetto con Conte, tornato dopo 10 anni di oblio, ieri notte è diventato realtà: l'Inter ha vinto lo scudetto, il ventesimo nella sua storia gloriosa, quello che regala la seconda stella ai nerazzurri, consacrandoli al secondo posto nell'albo d'oro.
Lo scudetto più bello, conquistato nella sfida contro i più detestati rivali cittadini, conquistato dopo due anni conditi da cocenti amarezze.
Lo scudetto di cui tutti, nella buona o cattiva sorte, siamo stati tutti partecipi, dai tifosi più appassionati agli odiati rivali, passando per tutta l'Italia calcistica. Perché è assolutamente inevitabile che un appassionato di calcio non viva una notte così, che vinca la sua squadra o una sua rivale, più o meno sentita, Napoli l'anno scorso docet.
Il trionfo di ieri sera non è solo la celebrazione di un titolo, ma la consacrazione di un percorso iniziato dalle ceneri di Istanbul, merito di tutto un gruppo, unito fino alla fine. Dalla dirigenza, con Giuseppe Marotta che ci ha azzeccato ancora, ai giocatori in campo, passando per SuperSimo Inzaghi, ogni tassello ha contribuito a costruire questo successo.
Perché da quelle lacrime del 22 maggio 2022 e quelle successive di Istanbul c'è chi si è rialzato, ci ha creduto, ha lottato stringendo i denti e far fronte a quella paura che, in altri tempi è stata fatale.
Gli acquisti di Sommer, Bisseck, Pavard, Thuram e Frattesi non sono scommesse, affatto. Sono stati certezze: un portiere fenomenale, una difesa compatta anche nei momenti decisivi, cui spicca un Acerbi sbarra abbassata fenomenale; il centrocampo che, per certi versi, è tra i migliori d'Europa, dall'estro e la vena realizzativa di Dimarco alla grinta di Frattesi, dall'orgoglio di Chala alla conferma di Barella, passando per Asllani, Mkhitarian e il recente Buchanan che si cuciono uno scudetto meritato.
E che dire l'attacco? Lukaku se n'è andato nella bufera? Poco male. Come abbiamo visto, è nata una nuova coppia. La Thu-La. Il bomber argentino è capocannoniere, e questa volta non ha avuto il solito blackout invernale, ma si è confermato una punta di diamante, supportato da una roccia tanto attesa, conquistata e che si è confermata un colpo vincente.
La differenza con 3 anni fa è evidente. 3 anni fa si conquistava uno scudetto dopo 10 anni di vuoto assoluto, in uno stadio vuoto, in un silenzio surreale, in un'atmosfera surreale, sia di smobilitazione dell'Inter dovuta alla crisi di Zhang, sia di rivoluzione delle rivali, su tutti la Juventus che, tuttavia, archiviò poi il ciclo.
3 anni fa si contestava l'arrivo di Simone Inzaghi, le cessioni di Hakimi e Lukaku, il malore di Eriksen a Euro2021 che pose fine alla sua carriera interista, gli arrivi di Dzeko, Correa e Calhanoglu. Si è sfiorato invece l'obiettivo, 2 anni fa, ma mancava qualcosa.
Qualcosa come il tocco vincente, costituito da qualche top player in più, qualche stretta di denti in più, e soprattutto quella spinta che solo uno shock o una delusione cocente può darti.
Dall'inferno della pandemia alle stelle, Inter. E questo, vi dico subito, è solo l'inizio. Perché ora c'è la conferma che i nerazzurri sono nel pieno di un ciclo. E come ha affermato ieri Zanetti, non si vorrà certo smettere adesso.
Ci si penserà, tranquilli. Ora è il momento di godersi una pagina di storia calcistica, di cui si parlerà per anni, secoli, millenni, nella buona o cattiva sorte.
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